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«Questo avveniva perché restavano vinti dalla cortesia e dall’arte sua, ma più dal genio della sua buona natura»

Raffaello, l’artista e l’uomo

Quanto largo e benigno si dimostri talora il cielo collocando, anzi per meglio dire, riponendo et accumulando in una persona sola le infinite ricchezze delle ampie grazie o tesori suoi, e tutti que’ rari doni che fra lungo spazio di tempo suol compartire a molti individui, chiaramente poté vedersi nel non meno eccellente che grazioso Rafael Sanzio da Urbino; il quale con tutta quella modestia e bontà, che sogliono usar coloro che hanno una certa umanità di natura gentile, piena d’ornamento e di graziata affabilità, la quale in tutte le cose sempre si mostra, onoratamente spiegando i predetti doni con qualunche condizione di persone et in qualsivoglia maniera di cose, per unico od almeno molto raro universalmente si fé conoscere.

Inizia così la vita di Raffaello scritta da Giorgio Vasari, nell’edizione del 1550 (di cui sono appena ricorsi i 448 anni dalla morte).

Raffaello è stato uno dei più grandi artisti del ‘500 italiano e uno dei più apprezzati di tutti i tempi: la sua fama fu come un’onda che travolse tutti, dai suoi contemporanei, fino ai giorni nostri.

Infatti, tutti conosciamo almeno un’opera di Raffaello e tutti abbiamo nelle nostre case una riproduzione dei suoi mitici Angeli, particolare della Madonna Sistina, ora a Dresda.

Raffaello Sanzio, Madonna Sistina, 1513-1514, 265×196 cm, olio su tela, Dresda, Gemäldegalerie.

Ma non vogliamo parlare di Raffaello artista, bensì di Raffaello uomo, persona.

Il suo carattere gentile, la sua «bellezza, modestia e costumi buoni», la sua affabilità fecero dell’artista un punto di riferimento umano per artisti e mecenati.

Dice il Vasari che “ogni pittore che conosciuto l’avessi, et anche chi non lo avesse conosciuto, lo avessi richiesto di qualche disegno, che gli bisognasse, egli lasciava l’opera sua per sovvenirlo. E sempre tenne infiniti in opera aiutandoli et insegnandoli con quello amore che non ad artefici, ma a figliuoli proprii si conveniva. Per la qual cagione si vedeva che non andava mai a corte che partendo di casa non avesse seco cinquanta pittori tutti valenti e buoni che gli facevano compagnia per onorarlo». Questo dimostra quanto Raffaello fosse apprezzato anche umanamente, anche perché la sua disponibilità era tale da permettere a chiunque di avvicinarlo.

Numerose furono le opere d’arte che l’artista si ritrovò a realizzare per i suoi amici, soprattutto ritratti.

Come dice il biografo fiorentino «aveva preso Rafaello amicizia grandissima con Lorenzo Nasi»; questa amicizia portò l’artista alla realizzazione della meravigliosa Madonna del cardellino, oggi conservata presso gli Uffizi di Firenze. Nella bellissima e dolcemente soleggiata atmosfera circostante sono il Bambino e San Giovannino che divertito porge al Bambino il cardellino (simbolo della futura Passione), sotto lo sguardo attento e dolce della Madonna che interrompe la lettura per controllare gli infanti; la sua posa accentua la formazione piramidale dello schema compositivo, che ha come base i due bambini e come punta la testa della Madonna.

Raffaello Sanzio, Madonna del cardellino, 1506, 107×77 cm, olio su tavola, Firenze, Galleria degli Uffizi.

Un rapporto non documentato da opere ma che conosciamo bene e che sarà di fondamentale importanza per Raffaello è quello con Donato Bramante. L’artista e architetto era al servizio del Papa a Roma come soprintendente e fu grazie a lui che il Papa si interessò a Raffaello. Bramante, infatti, presentò Raffaello presso la corte pontificia e riuscì ad ottenere per il giovane urbinate un’importante commissione, quella delle Stanze Vaticane. Questo aiuto fu il trampolino di lancio per Raffaello e da lì in poi il suo astro si fece sempre più luminoso. Bramante e Raffaello erano conterranei (l’uno di Fermignano, l’altro di Urbino) e fu forse per questo legame che Bramante aiutò il giovane.

Ci racconta Vasari che i due, ormai amici, usassero intrufolarsi di nascosto da Michelangelo, che lavorava sui ponteggi della Cappella Sistina, per spiare la mastodontica opera che il fiorentino teneva nascosta a tutti, persino al Papa.

Raffaello Sanzio, La Scuola di Atene (particolare con Euclide o Archimede in cui gli studiosi hanno visto il ritratto di Donato Bramante), 1509-1511, 5×7,7 m, affresco, Musei Vaticani, Città del Vaticano.

Due sono i ritratti più famosi in cui Raffaello omaggia suoi amici: si tratta del Ritratto di Baldassarre Castiglione e dell’Autoritratto con Amico.

Raffaello Sanzio, Ritratto di Baldassarre Castiglione, 1514-1515, 82×67 cm, olio su tela, Musée du Louvre, Parigi

Il Ritratto di Baldassarre Castiglione (1515-1516, Parigi, Musée du Louvre) è una delle opere più conosciute di Raffaello, una sincera dichiarazione di amicizia al letterato. Vediamo la figura al centro, in una posizione che accentua sentimenti di modestia e ritegno; le braccia sono congiunte a formare un cerchio, che racchiude al suo interno tutta la figura. Il raffigurato è abbigliato in modo semplice, sui torni bruni, spunta una certa nobilitazione nel raffinato taglio sartoriale.

Lo sguardo è penetrante ma calmo; gli occhi azzurri del letterato arrivano dritti allo spettatore (o all’amico Raffaello che lo sta dipingendo). La composizione è ferma, piana e calma, ad accentuare le qualità caratteriali positive del ritratto.

Raffaello Sanzio, Autoritratto con amico, 1518, 99×83 cm, olio su tela, Musée du Louvre, Parigi.

Un mistero della storia dell’arte è invece l’Autoritratto con amico (1518-1520, Parigi, Musée du Louvre). Gli studiosi e i critici non sono ancora riusciti ad individuare la personalità che si cela dietro questo bel giovane che con movimento impetuoso e scattante si volta verso Raffaello e indica qualcosa al di fuori della tela: un altro amico? Lo spettatore? Un oggetto? Non è dato saperlo.

Quello che sappiamo è che questa torsione così dinamica e vitale non si era mai vista prima in un ritratto e dona alla tela un movimento che fa da contrapposto all’immobilità marmorea del volto di Raffaello, più anziano del suo amico, in penombra, ad accentuare la forza del suo sguardo, già proiettato al di là della tela, immobile e penetrante. La sua mano posa sulla spalla del giovane, a rendere ancora più evidente il legame di fiducia e amicizia intercorso tra i due.

Un ritratto in cui è condensata un’amicizia di cui ancora non sappiamo nulla ma che sicuramente doveva essere di grande importanza.

Come tutti, anche per un artista immenso come Raffaello le amicizie risultano un perno fondamentale della vita pubblica e privata.

Descrivendo le cerimonie funebri dell’Urbinate, Vasari sottolinea come il dolore fu grande e sentito da tutti, anche dal Papa in persona:“Fu data al corpo suo quella onorata sepoltura che tanto nobile spirito aveva meritato, perché non fu nessuno artefice che dolendosi non piagnesse et insieme alla sepoltura non l’accompagnasse.

Dolse ancora sommamente la morte sua a tutta la corte del papa, prima per avere egli avuto in vita uno officio di cubiculario et appresso per essere stato sí caro al papa che la sua morte amaramente lo fece piagnere.”

Pierre Nolasque Bergeret, Papa Leone X omaggia la salma di Raffaello, 1806, Rueil-Malmaison, Musée du Château, Château

Un artista divino, un “dio mortale” che seppe trasportare la grazia del suo animo nella sua pittura, fatta di valori chiari, nitidi, in un’atmosfera sempre pacata e gentile, come doveva essere la sua persona.

Proposte di lettura su Raffaello Sanzio
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Chi trova un amico, trova un tesoro.

Autoritratto con amico – Raffaello – 1518/1520 – Olio su tela, 99×83 – Louvre, Paris
Due donne che corrono sulla spiaggia – Picasso – 1922 – Olio su tela, 32,5×41,1 – Museo Picasso, Paris

Un amico è qualcuno che ti conosce molto bene e, nonostante questo, continua a frequentarti“….così Oscar Wilde scriveva a proposito di quel sentimento affascinante e complesso che lega gli esseri umani gli uni agli altri: l’amicizia.

Il pungente sarcasmo dello scrittore inglese da un lato ci fa sorridere e dall’altro ci indispettisce: si, perché non v’è sentimento più universalmente riconosciuto e più profondamente compreso nella sua grandiosità quanto quello dell’amicizia.

Spesso non c’è una ragione per cui si diventa amici, non c’è una situazione particolare che ci avvicina, né c’è un momento preciso a far data dal quale diveniamo parte di un legame di amicizia. Fatto sta che ci intrecciamo gli uni agli altri, profondamente e fermamente.

Il Profeta – Gibran Kahlil Gibran

Ed infatti il termine “amico”, che deriva direttamente dal termine latino “amicus“, ha la stessa radice di “amare“: amico significa dunque letteralmente “colui che si ama“.

Intorno all’amicizia – forse, fra tutti, il legame più puro e caleidoscopico, capace di portare conforto nei momenti bui e di amplificare le gioie – sono stati versati fiumi di inchiostro.

Proposte di lettura

Da Cicerone ad Hermann Hesse, da Gibran Kahlil Gibran a Khaled Hosseini, da Fred Uhlman a Muriel Barbery, da Francesco Alberoni a Paolo Crepet, in moltissimi hanno raccontato storie d’amicizia o hanno provato a spiegare come e perché l’amicizia nasce.

Altri volumi presenti in Biblioteca

Nel 2011 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato attraverso la risoluzione A/RES/65/275 – indicando come data quella del 30 Luglio – la Giornata Mondiale dell’Amicizia.

La Giornata celebra non solo e non tanto l’amicizia tra individui, quanto quella tra culture, popoli e Paesi: non solo è stata riconosciuta l’importanza di questo sentimento così “nobile e prezioso nella vita degli esseri umani in tutto il mondo“, ma di fatto se ne è auspicata la funzione ispiratrice ai fini della costruzione di “ponti” tra le comunità mondiali e del raggiungimento della pace globale.

Un’impresa grandiosa, ma se per “amicizia” intendessimo l’amare disinteressato (di ellenica memoria – filìa) e quindi l’amare fine a se stesso basato sul rispetto e sull’accettazione, e se questo “amare disinteressatamente” riuscissimo ad allargarlo ad un numero sempre maggiore di individui, forse l’obiettivo non è poi così irraggiungibile.

Buona festa dell’amicizia, allora!

E ricordate:

Toutes les grandeurs de ce monde ne valent pas un bon ami”
(Tutte le grandezze di questo mondo non valgono un buon amico)
Voltaire