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L’infelice vicenda del transatlantico TITANIC, partito da Southampton il 10 Aprile 1912 e giunto al fatale capolinea nella notte tra il 14 ed il 15 aprile, è da tutti ancor oggi spesso rievocata, nonostante siano trascorsi 110 anni.

La nave ammiraglia della compagnia White Star Line, la più veloce, la più grande e lussuosa tra tutte le navi dell’epoca, terminò il suo viaggio inaugurale dopo appena 4 giorni di navigazione; la sua misera e tragica fine segnò uno degli eventi di maggiore risonanza mondiale della prima metà del secolo scorso.

Il TITANIC – lungo 270 metri e largo 28, stazza lorda 46.329 tonnellate – era la nave dei ricchi: il viaggio inaugurale fu una sorta di tappa mondana irrinunciabile, ed il naufragio della nave fu altresì il naufragio della ricchezza ostentata e del potere del denaro.

La nave era dotata di bagni turchi (decorati con piastrelle colorate, travi dorate e lampade di bronzo), piscina, palestra; vi erano due barbieri, uno in prima classe e l’altro in seconda. Erano presenti una sala fumatori, arredata con pannelli e mobili di quercia intagliati e sedie rivestite in marocchino verde; un caffè parigino; una sala di lettura e scrittura in stile georgiano, luogo di ritrovo per le signore; un caffè veranda, con pareti ricoperte di piante rampicanti, arredamento in vimini bianco e finestre ad arco; una sala da pranzo lunga oltre 100 piedi (30 mt all’incirca), con nicchie in stile giacobiano e finestre in vetro piombato e colorato.

Ma il pezzo forte degli interni del TITANIC era la grande scalinata di prua (immagine sotto a destra): attraverso la cupola in vetro e ferro battuto che la sovrastava, filtrava la luce naturale riflettendo sui pannelli di quercia lucidata di cui il muro era rivestito e sulla doratura delle balaustre; al pianerottolo superiore, sulla parete al centro della grande scalinata, un pannello intarsiato conteneva un orologio ai cui lati erano posizionate due figure classiche simboleggianti l’Onore e la Gloria che incoronano il Tempo.

La notte del 14 aprile c’era “calma piatta” senza un filo di vento; il cielo era stellato; la temperatura era andata gradatamente abbassandosi. La velocità di crociera doveva essere di 22 nodi e mezzo, e apparentemente andava ancora aumentando. Varie le allerte ghiaccio, l’ultima intorno alle ore 23 da parte del piroscafo Californian che si trovava ai margini della banchisa attraverso la quale da poco era passato il bastimento Rappahannock (che pure aveva segnalato al Titanic la presenza di una spessa banchisa di ghiaccio e parecchi iceberg). La foschia stava addensandosi.

Alle 23,40 circa la vedetta Flee improvvisamente notò qualcosa che era appena visibile; da principio ne vide solo l’estremità superiore; un attimo dopo suonò tre rintocchi di campana e telefonò alla plancia per informare l’ufficiale di guardia della presenza di un iceberg. Il primo ufficiale Murdoch diede immediatamente l’ordine alle sale macchine di mettere tutto a dritta e a tutta forza indietro…. ma l’iceberg era troppo vicino e l’impatto avvenne.

Meno di quaranta minuti dopo l’impatto, iniziò l’evacuazione. Le scialuppe di salvataggio potevano contenere 1.178 posti (secondo le norme del British Board of Trade il Titanic doveva avere scialuppe per 962 persone, quindi di fatto la capienza era maggiore rispetto a quanto in obbligo!) a fronte di 2.200 persone a bordo…. ma soltanto poco più di 700 tra uomini, donne e bambini furono tratti in salvo. Gli altri 1.500 giacciono nella profondità degli abissi marini: alcuni sono rimasti intrappolati all’interno della nave; altri hanno cercato invano di resistere ed aspettare i soccorsi nell’acqua gelida.

Il titanico transatlantico – ritenuto inaffondabile – si inabissava completamente intorno alle ore 02.20 del mattino – in poco meno di tre ore – dopo essersi da ultimo spezzato in due tronconi. Le scialuppe furono recuperate dal Carpathia, nave della società “antagonista” della White Star Line (la Cunard), a partire dalle ore 04.00 circa.

Ma perché una tragedia così immane e lontana nel tempo ci affascina ancora tanto? Forse perché è una storia che racconta, che insegna e ammonisce come un antico mito. L‘orgoglio (la cieca fiducia di chi ha costruito la nave e non può immaginare la sconfitta), la tracotante sfida (arrivare a New York prima del previsto a scapito della sicurezza della traversata), la “scala” sociale che vede in alto i ricchi e potenti (prima classe) e più in basso i meno ricchi ed i più sfortunati (seconda e terza classe), l’abisso del mare che tutto inghiotte e avvolge nel buio, gli annunci di allerta inascoltati, il bianco spettro dell’iceberg, il panico e le scene strazianti, gli episodi di eroismo e le misere meschinità, l’orchestra che continua a suonare… e poi la corsa ai premi delle assicurazioni, i processi di accertamento delle responsabilità nell’affondamento, le varie rivisitazioni sul tema (dalla letteratura al cinema)… tutto ha contribuito a rendere l’inaffondabile Titanic la nave più famosa di tutti i mari e di tutti i tempi:

un mito che non si inabisserà mai.

Nella nostra Biblioteca trovate un’ampia sezione dedicata al “mare” in tutte le sue declinazioni: dalla storia dei transatlantici alla cultura materiale e tecnica; dalla storia militare alla letteratura ispirata al mare e alle avventure dei navigatori; dall’archeologia subacquea alla biologia marina. Cliccate di seguito: Sezione Mare.